Per ottenere una maggiore resa e un
ridotto impatto ambientale con un
oculato ed efficiente uso delle risorse
idriche unitamente ad un ridotto consumo di fertilizzanti (dai costi sempre
in crescita), esistono attualmente delle
tecnologie innovative che permettono
di ottimizzare l’uso di tali risorse. Le
coltivazioni fuori suolo hanno come
comune denominatore la possibilità
di controllare in modo molto preciso,
rispetto alle coltivazioni su terreno, i
parametri della fertirrigazione. Spesso,
inoltre, le coltivazioni fuori suolo sono
effettuate in serre con controllo ambientale, che permette di combinare
i dati climatici con i dati della fertirrigazione ed ottenere un’ottimizzazione
della crescita della coltura.
L’utilizzo di sensori in agricoltura è
ormai molto diffuso. La raccolta e l’analisi dei dati di coltivazione raggiungono il loro massimo nelle coltivazioni
fuori suolo in coltura protetta: in questo caso la possibilità di controllo è
massima.
La necessità principale alla base dei
sensori è quella di ogni agricoltore:
dosare l’acqua per le piante in base
ai loro fabbisogni. Ricordiamo che le
piante sono fatte al 90% di acqua;
quindi, la corretta somministrazione
dei turni irrigui è fondamentale per una coltura sana e una crescita equilibrata. Quanta acqua dare e quando darla
sono la chiave del successo di ogni
coltura, fuori suolo e non. Nelle colture
su substrato si fraziona l’acqua in microirrigazioni. La giornata irrigua (inizio
e fine irrigazioni), la frequenza (tempo
tra i turni irrigui) e la durata di ogni turno, sono le variabili da impostare per
una corretta fertirrigazione. Come ogni
agricoltore sa bene, le necessità idriche di una coltivazione variano durante
la giornata, la stagione, la fase di crescita, la specie coltivata.
I sensori nascono per rispondere in
modo automatico a queste variabili,
rilevando in modi diretti o indiretti l’evapotraspirazione della pianta. I sensori
spesso generano grafici e tabelle infografiche sui dati che rilevano, quindi
l’agricoltore può, se il sistema non è
integrato con il fertirrigatore, decidere della strategia irrigua in base ai dati
elaborati.
Sensori di drenaggio
L’approccio alla sensoristica per il fuori suolo è continuato con i sensori di
drenaggio. Ad Almeria, in Spagna, a
fine anni ’90 è stato brevettato un sistema semplice ed efficace: la bandeja
de demanda (letteralmente vassoio di richiesta). Come si vede nella Figura 2,
si tratta di un vassoio rigido, ove viene
appoggiato un feltro di materiale assorbente, come un panno, sotto al sacco
di substrato. Il drenaggio confluisce in
un piccolo serbatoio ove pesca un elettrodo. L’elettrodo è collegato al sistema
di irrigazione con uno slot. Dopo l’irrigazione, il sacco drena, il circuito dell’elettrodo è chiuso e l’irrigazione è ferma.
La pianta poi continua a traspirare e
prende l’acqua dal serbatoio attraverso
il feltro. Quando il livello dell’acqua nel
serbatoio si abbassa, lascia l’elettrodo
libero, il circuito si apre e si dà l’impulso
all’irrigazione. Naturalmente l’agricoltore può impostare un tempo minimo al di
sotto del quale non irrigare. È un sistema semplice, economico ed efficace,
tuttora usato in moltissime serre fuori
suolo spagnole.
Anche in Italia abbiamo avuto sistemi
di fertirrigazione con sensori di drenaggio, basati sempre sulla quantità
di drenaggio e sul tempo minimo che deve passare tra un’irrigazione e l’altra.
La qualità di questi sensori è indubbiamente buona. Alcuni abbinano alla
misurazione del drenaggio/gestione
irrigua anche la misurazione dell’elettro
conducibilità, completando i dati di riferimento per la definizione della strategia
irrigua. Il lato negativo di questi sistemi,
collegati a sacchi spia, è dato dal fatto
che i dati rilevati da due/tre sacchi “gestiscono” un intero settore irriguo, che
può avere diverse migliaia di sacchi in
coltivazione. È il concetto di campione
rappresentativo: per assunto i due sacchi con il sensore sono rappresentativi
per tutto il settore o serra. Questo può
essere realistico nel caso di un substrato nuovo, ma quando il sacco viene
usato per due o più anni il campione
diventa meno rappresentativo, perché
aumentano i gradienti all’interno dei
sacchi.
Un upgrade del sensore di drenaggio
è stato l’integrazione con una bilancia/
sensore di peso. In pratica uno o due
sacchi di coltivazione sono appoggiati
su un ripiano rigido che insiste su una
bilancia. Man mano che la pianta traspira (il 90% dell’acqua serve alla traspirazione, solo il restante 10% alla crescita
dei tessuti) il sistema pianta/substrato
perde peso. L’agricoltore può impostare un limite al di sotto del quale l’impianto fa partire l’irrigazione per reintegrare
l’acqua traspirata.
Anche questo sistema ha l’handicap di
basarsi su un campione di pochi sacchi. Inoltre, l’aumentare del peso della
pianta a volte fuorvia le misurazioni di
peso.
Anche in Italia abbiamo avuto sistemi di fertirrigazione con sensori di drenaggio, basati sulla quantità di drenaggio e sul tempo minimo che deve passare tra
un’irrigazione e l’altra.
La versione 3.0 dei sensori descritti
finora è l’integrazione del rilevamento del drenaggio/traspirazione con i
dati climatici e di crescita della pianta. I parametri misurati si ampliano e
comprendono: irrigazione, drenaggio,
traspirazione, consumo di energia, radiazione, biomassa prodotta.
Ai sensori di drenaggio si affiancano sensori climatici e biometrici sulla
pianta, per esempio la foglia artificiale o
sensori di telerilevamento della crescita. I sistemi sono in grado di elaborare
moltissime informazioni sulla crescita
della coltura e insieme concorrono,
con opportune elaborazioni, alla definizione di una strategia di controllo
irrigua ed anche ambientale.
È chiaro che l’analisi e l’interpolazione di
una mole tale di dati sarebbe impossibile
per una persona. Per questo i sensori
3.0 interagiscono tra di loro e si interfacciano con il sistema di controllo della
fertirrigazione e del clima.
Anche in questo campo c’è stata una
rapida moltiplicazione delle aziende,
anche piccole startup, che sviluppano
sistemi di rilevamento dati e modelli
decisionali basati sui sensori sopracitati. Una nota importante riguarda
l’affidabilità del sistema. Ricordiamo
sempre che tutti i materiali devono
sopportare le escursioni termiche e
igrometriche che si verificano in una coltura protetta.
Le funzioni che si possono attivare in
un sistema supportato da sensori efficienti sono moltissime. Dal semplice
supporto al fabbisogno idrico della
pianta durante la giornata, alla modifica dell’apporto di fertilizzante in base
al clima in serra, alla gestione del clima
per ottimizzare il Vpd, ecc.
L’agricoltore può impostare
un limite al di sotto del quale
l’impianto fa partire l’irrigazione
per reintegrare l’acqua traspirat. Alcuni abbinano alla misurazione
del drenaggio/gestione irrigua anche
la misurazione dei dati climatici. Integrazione del rilevamento
dell’acqua e dell’elettroconducibilità
nel substrato con i dati climatici.
Anche la parte di difesa fitosanitaria
viene dai sistemi integrati di controllo. In primis per le fisiopatie, in buona
parte riconducibili a squilibri idrico/
nutrizionali e/o climatici. In seconda
battuta per funghi, batteri e insetti. Una
pianta in buona salute e un clima stabile sono i prerequisiti per una buona
difesa fitosanitaria.
L’utilizzo dei sensori non limita la funzione dell’agronomo aziendale, anzi la
esalta. Il tecnico ha a disposizione una
serie di dati elaborati e di rapida fruizione, che lo supportano nelle scelte
di coltivazione. In più è sgravato da
buona parte della gestione ordinaria
della coltura, perché il sistema la manda avanti da solo, e si può dedicare
a quegli aspetti di minor rilievo ma
ugualmente utili a ottimizzare le rese
e la qualità dei prodotti.
La pianta è costituita soprattutto da
acqua e capire quando darla e in che
quantità è la primaria chiave di successo per una coltura in fuori suolo e
in suolo. La gestione attenta dell’irrigazione è più importante anche della
stessa soluzione nutritiva.
Il controllo della gestione dell’acqua
tramite sensoristica moderna (Agricoltura 4.0), permette di ottenere ottimi
risultati produttivi e di non sprecare una
risorsa sempre più carente.
Le nuove tecnologie informatiche,
applicate finalmente anche al settore
primario, permettono e permetteranno
di rispondere alle esigenze alimentari
globali di una popolazione sempre più
numerosa e con una maggiore attenzione all’ambiente.
Il sistema del fuori suolo che si avvale
di un controllo continuo del sistema è
uno dei più importanti modi per soddisfare le richieste di alimenti sani, rispettosi dell’ambiente e delle risorse
idriche.
Ai sensori di drenaggio
si affiancano sensori climatici
e biometrici sulla pianta, per esempio la foglia artificiale o sensori di telerilevamento della crescita. Il controllo della gestione dell’acqua
tramite sensoristica moderna permette di ottenere ottimi risultati produttivi e di non sprecare una risorsa sempre più carente.